Francesco Buzzella (Confindustria Lombardia): "Ad essere a rischio, oggi, è il futuro industriale dell’Europa. Senza un’inversione di rotta tra qualche mese le aziende inizieranno a chiudere. La crisi energetica potrebbe portare a qualche ripensamento Ue anche negli obiettivi di lungo termine, dando più tempo all’industria europea per affrontare la transizione."

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

L'articolo di oggi non è un articolo ma una prima pagina: quella del Sole 24 Ore. Di ieri.

Ci è parsa particolarmente significativa perchè evidenzia la totale schizofrenia esistente in seno alla Confindustria.

Il titolone in prima pagina del Sole di ieri era: "Bloccato il 90% delle rinnovabili", che annunciava il solito articolo pro rinnovabili del solito Jacopo Giliberto, con i soliti argomenti triti e ritriti, questa volta supportati, pensate un po', dal "nuovo rapporto Regions del centro studi Elemens". Citare il "centro studi Elemens" per valutare le rinnovabili in Italia è come citare il canale televisivo pubblico Rossija 1 per analizzare la guerra pardon l'operazione speciale in Ucraina. Il vittimismo di Elemens (acriticamente accettato da Giliberto, che attacca more solito ministero della Cultura e Regioni per il loro presunto ostruzionismo agli impianti Fer salvifici) viene peraltro smentito oggi sul Corriere della Sera dal ministro della "Transizione ecologica" Cingolani.

Cingolani, intervistato da Daniele Manca (un altro immarcescibile rinnovabilista), ha testualmente risposto alla domanda: 

 

"Non mi sembra si stiano facendo grandi passi in avanti sul fronte delle rinnovabili.
«Sbaglia. Abbiamo appena concluso un’asta da 1,8 gigawatt di rinnovabili e, grazie al decreto Semplificazioni, in Consiglio dei ministri abbiamo sbloccato molti impianti fermi per problemi autorizzativi arrivando in tre mesi a un totale di quasi 3 gigawatt, più di quanto fatto nei due anni precedenti."

 

Ma queste sono piccole meschinità. Quello che invece più ci interessa, perchè più vicina alla realtà "reale" e non a quella immaginata dai giornaloni italiani, è l'intervista, anch'essa annunciata in prima pagina del Sole ("Futuro aziende, forti incognite senza tetti al gas o misure straordinarie"), a Francesco Buzzella, presidente della Confindustria Lombardia, realizzata da Luca Orlando:

 

«Si può pensare ad un tetto europeo ai prezzi. O in alternativa ad uno scostamento di bilancio straordinario per l’Italia. Ma l’emergenza del gas va risolta subito, altrimenti le aziende chiudono». Questo, in sintesi, è il messaggio che Francesco Buzzella ha trasferito agli europarlamentari lombardi (assenti i rappresentanti M5S) e alle istituzioni Ue, grido di allarme lanciato in occasione di una trasferta a Bruxelles che il presidente di Confindustria Lombardia ha realizzato con l’intera squadra delle territoriali lombarde degli imprenditori.

...

«Ho trovato consapevolezza del problema – spiega Buzzella – ma solo fino ad un certo punto. Forse la gravità della situazione non era percepita fino in fondo: ad essere a rischio, oggi, è il futuro industriale dell’Europa. E i numeri, del resto, parlano chiaro: negli Usa il gas oggi costa 13 dollari al MWh, in Asia 30-40, da noi in Europa anche 120. Reggere in queste condizioni, per un sistema economico che punta sulla trasformazione, è impossibile: come si può continuare a produrre?». Qualcuno, in effetti, non lo fa già più in modo costante. Acciaio, metallurgia, carta e piastrelle hanno già adottato in più casi una politica di “stop and go”: si guarda il prezzo del gas e si decide se lavorare oppure no.

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«Io stesso – spiega – nella mia azienda guardo il prezzo del gas almeno quattro volte al giorno: la sensazione è che senza un’inversione di rotta tra qualche mese le aziende inizieranno a chiudere.

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Alle rinnovabili vanno affiancate fonti diverse e quindi occorre avere più gas italiano, più rigassificatori, contratti aggiuntivi con altri paesi. L’idrogeno può essere una prospettiva di medio termine ma prima di allora servono altre azioni». Crisi energetica che potrebbe portare a qualche ripensamento Ue anche negli obiettivi di lungo termine (-55% delle emissioni rispetto al 1990 è il target per il 2030), dando più tempo all’industria europea per affrontare la transizione. «Oggi nessuno naturalmente si vuole esporre, è ancora presto per prendere iniziative. La mia sensazione però è che nei prossimi mesi vedremo qualche cambiamento di rotta: la Commissione deve confrontarsi con la realtà dei fatti, ora decisamente diversa rispetto a quella di pochi mesi fa».

 

Amici del Sole 24 Ore ed amici della Confindustria: mettetevi d'accordo. Quello che è vitale sono i target europei dell'European green deal imposti dalla commissione Von der Leyen (che hanno innescato la crisi del prezzo del gas e permesso a Putin di godere delle enormi rendite sufficienti a fare la guerra in Ucraina) oppure "il futuro industriale dell’Europa"?

Non si può continuare a tenere il piede in due scarpe.

Gli industriali italiani non possono rimanere sulla stessa barca di cui le "utilities" reggono il timone, in virtù dei maggiori contributi versati grazie ai megagalattici extra profitti garantiti dalla costosissima "transizione energetica". Se non altro perchè si sta dirigendo a tutta velocità verso gli scogli.

Ormai è diventato inevitabile abbandonare rapidamente la nave e fondare una nuova associazione, questa volta davvero di industriali, lasciando andare la barca dei redditieri dell'energia al suo destino (che sarà forzatamente quello della nazionalizzazione).  

 

Leu rilancia il piano di Elettricità Futura per le rinnovabili: un commissario straordinario per autorizzare 60 GW entro giugno. “Ai fini della celere conclusione dei processi autorizzativi, il commissario straordinario e i subcommissari operano in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale”.

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Attenzione: non è un pesce d'aprile. Lo abbiamo appreso dall'articolo della Staffetta Quotidiana “Rinnovabili, Leu rilancia il piano di Elettricità Futura”:

"Nominare un commissario straordinario per autorizzare, entro il 30 giugno 2022, almeno 60 GW di impianti rinnovabili. Gli impianti dovranno essere realizzati entro due anni dall'autorizzazione. Il commissario resta in carica 12 mesi e comunque non oltre la fine del 2024, può nominare un sub-commissario per ogni regione e, per la valutazione dei progetti, si avvale delle commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec del Mite. “Ai fini della celere conclusione dei processi autorizzativi, il commissario straordinario e i subcommissari operano in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale”. È quanto chiedono due emendamenti al DL Ucraina a prima firma De Petris (Leu), depositati in commissione Affari esteri e Difesa del Senato. Le due proposte ricalcano quanto recentemente proposto da Elettricità Futura."

Almeno per il momento, dunque, i comitati contro l'eolico possono stare tranquilli. La Senatrice De Petris di Liberi e Uguali concede, bontà sua, che il commissario straordinario e i subcommissari, che dovranno ricoprire all'improvviso l'Italia di pale e pannelli così come viene viene, non potranno derogare alla legge penale. Ne siamo sollevati. Al massimo saremo sottoposti alla rieducazione e non deportati, come in un passato non troppo lontano, in un killing field. Dove troveremmo i nostri simpatici amici di Elettricità Futura, che non si rendono minimamente conto di che razza di diabolico meccanismo abbiano messo in moto.

I Khmer rossi stanno diventando verdi.

 

 

 

 

 

 

Presidenziali in Francia. Eric Zemmour: "L'eolico è una catastrofe". Marine Le Pen: "Le pale verranno progressivamente smantellate a spese degli industriali".

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Ci viene segnalato da Le Monde di lunedì scorso l'articolo di Perrine Mouterde "Da zero eolico a 100% rinnovabili, il grande divario tra i candidati" sulla campagna elettorale per le presidenziali in Francia, che rappresenta un'ulteriore testimonianza che "In tutta Europa (ma non in Italia) crescono partiti e movimenti contrari all'eolico".

Traduciamo i passaggi più importanti:

"Se c'è un tema che non è stato trascurato, è quello delle pale eoliche. I due candidati di estrema destra ne hanno fatto un cavallo di battaglia: Eric Zemmour e Marine Le Pen promettono di fermare tutti i progetti, terrestri e in mare. "Lasciamo perdere l'eolico, fermiamo tutte le pale, perchè è una catastrofe, perchè imbruttisce il paesaggio francese, perchè è un'energia intermittente", ha spiegato il presidente di Reconquête! su Twitch il primo febbraio. "Tutti i progetti eolici in corso e le sovvenzioni verranno fermati, ha affermato anche la candidata del Rassemblement national in conferenza stampa il 14 febbraio. Le macchine verranno progressivamente smantellate a spese degli industriali."

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"all'estremità opposta dello spettro, parecchi candidati di sinistra fanno la scelta del 100% rinnovabili."

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"Proprio alla fine del mandato, il presidente (Macron) ha finalmente chiarito la sua strategia energetica, annunciando di voler costruire allo stesso tempo dei nuovi reattori nucleari e sviluppare fortemente l'eolico in mare e il solare."

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"A differenza degli altri candidati di sinistra, il candidato comunista Fabien Roussel difende, anche lui, un sistema basato allo stesso tempo sul rilancio del nucleare e su certe filiere di rinnovabili. Una posizione condivisa dalla candidata de Les Républicains, per la quale le "vere" filiere rinnovabili devono essere di "complemento" al nucleare. Valérie Pécresse mantiene tuttavia una posizione ambigua sull'eolico."

 

Il Sole di oggi: "Bollette, boom di mancati pagamenti. Siamo solo all'inizio. Nessuno sta dicendo ai consumatori che a marzo le bollette sono aumentate del 10% rispetto a dicembre, in pochi ne hanno la consapevolezza. Una situazione che sta sfuggendo di mano a tutti. E le conseguenze rischiano di essere devastanti."

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

In prima pagina del Sole 24 Ore di oggi leggiamo: "Bollette, boom di mancati pagamenti".

Nell'articolo del giorno scritto da Matteo Meneghello, "Energia, famiglie e imprese ko: ondata di mancati pagamenti" sottotitolato "In difficoltà. A febbraio il 15,44% di piccole e medie imprese e utenti domestici (un italiano su sei. Ndr) non è riuscito a pagare luce e gas", apprendiamo che

"Siamo solo all'inizio, perché gli insoluti conteggiati in queste settimane sono da ricondurre ai picchi del mese di dicembre. Ma a marzo il prezzo dell'energia, come è noto, ha raggiunto nuovi massimi e le conseguenze di questa impennata le vedremo solo tra due mesi. Il problema di questo settore è che il consumatore non riesce ad avere una percezione immediata dell'aumento dei prezzi, come avviene ad esempio con la pompa di benzina. Nessuno sta dicendo ai consumatori che a marzo le bollette sono aumentate del 10% rispetto a dicembre, in pochi ne hanno la consapevolezza... una situazione che sta sfuggendo di mano a tutti. E le conseguenze rischiano di essere devastanti."

La povertà energetica, in Italia non è più un fenomeno degenerativo marginale. La guerra non ha fatto che accelerare il processo di impoverimento da noi più volte preannunciato dopo i disastri di almeno una dozzina d'anni di retorica (e di conseguenti colossali sprechi) sulle "rinnovabili" salvifiche e di mancati investimenti in fonti di energia affidabili. Il fallimento è conseguente ad oltre trent'anni di politiche energetiche demagogiche, culminate con l'avvento al potere di chi presentava come desiderabili la decrescita, la "green economy" ed in particolare la produzione di energia distribuita da fonti "rinnovabili". Se non altro, almeno la decrescita è stata conseguita.

Il Fatto Quotidiano (il giornale che ha fornito la base culturale al grillismo e le cui vendite in edicola si stanno squagliando di pari passo con le intenzioni di voto al movimento 5 stelle) oggi si meraviglia nell'articolo "Inutili, costosi e fuori tempo: la guerra resuscita i gasdotti" chiedendosi: "Tutti vogliono costruire gasdotti per svincolarsi da Mosca. Ma ci vogliono 10 anni, quando la guerra sarà finita (questa era meglio non dirla perchè porta sfiga. Ndr). E poi non s'era d'accordo di passare alle rinnovabili?"

Eh, già. Non "s'era" tutti (ma proprio tutti, in Parlamento) d'accordo di passare con armi e bagagli alle rinnovabili? Perchè mai questi cretini adesso, all'improvviso, vogliono costruire gasdotti, quando si potrebbero piantare pale e pannelli dappertutto, ora che i vincoli amministrativi sono stati spazzati via dai decreti emergenziali del governo Draghi per conseguire in tempo i fondi del Pnrr, e risolvere con essi tutti i problemi?

In realtà non è neppure così come la racconta il Fatto. Leggiamo infatti in una intervista sulla Stampa di oggi al ministro della "Transizione ecologica" Roberto Cingolani che c'è una corsa disperata di ciascun Paese europeo all' "energy mix" (Cingolani è un top manager di spessore internazionale e adopera fluentemente - anche troppo - l'inglese) che più gli aggrada. Ma soprattutto apprendiamo nell'intervista che, oltre agli aiuti concessi dal governo agli italiani impoveriti ricorrendo al deficit di bilancio (che andranno anch'essi nel calderone del debito pubblico a onore e gloria della "Next generation" di italiani), "nel frattempo stiamo dando un'accelerazione formidabile alle rinnovabili con la liberalizzazione degli impianti fotovoltaici. In tre mesi abbiamo fatto più che nei due anni precedenti".

Ci sarebbe da chiedersi perchè allora preoccuparsi di costruire nuovi gasdotti. Come dite? Perchè appena il sole scompare i pannelli non servono a niente e devono immediatamente subentrare le centrali a turbogas ad accensione rapida altrimenti il sistema elettrico italiano va in malora? Ma allora accanto ad ogni nuovo MegaWatt di eolico e di fotovoltaico è necessario un nuovo MegaWatt di gas? Proprio così! Quante più rinnovabili non programmabili installiamo in Italia, quanto più diventiamo schiavi del gas e non di altro. 

Poi ci capita di leggere, sempre sul Sole, un altro articolo dal titolo eloquente: "Draghi: non sprechiamo i soldi del Pnrr". Il capo (il migliore) del "governo dei migliori" ieri a Napoli, dopo avere fatto ricorso ad alcuni dei più triti luoghi comuni del più trito meridionalismo, ha affermato che:

"Serve un salto di qualità nella gestione della spesa... Stavolta non possiamo permetterci che questi soldi vadano perduti o sprecati... Troppo spesso nella storia d'Italia, i cittadini hanno sentito le istituzioni lontane e hanno percepito i progetti di sviluppo - soprattutto quelli più imponenti - come imposti dall'alto."

I cittadini del Mugello, che stanno subendo le protervie baronali dei colonizzatori eolici del loro territorio, ridono amaramente.

Chissà se, alle elezioni della prossima primavera, l'elettore italiano su sei che non è riuscito a pagare le bollette voterà ancora per il movimento della decrescita felice attraverso le "rinnovabili" oppure se confermerà il voto al partito il cui segretario, sotto schiaffo di Legambiente, in febbraio ancora twittava che "il gas non è il futuro", perchè in futuro ci saranno pale e pannelli a garantire energia pulita e gratis per tutti.

 

 

"Scorrendo le pagine del catalogo (dei sussidi ambientalmente dannosi partorito dal MITE) si ha il sospetto che la stessa attività economica sia considerata in re ipsa ambientalmente dannosa. Più ancora, si ha la sensazione che l'uomo sia considerato in radice un pericolo esistenziale per l'ambiente."

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Sapevate che a Roma esiste il Libro della Conoscenza del Bene e del Male? E' il "catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi" (Sad) elaborato dal MITE, il ministero alle teoriche dipendenze di Roberto Cingolani. Il catalogo è stato elaborato alla fine dello scorso anno su ispirazione di Legambiente, che deteneva il monopolio culturale (e non solo culturale) al vecchio ministero dell'Ambiente e che lo mantiene, visto che i dirigenti sono rimasti gli stessi di prima, anche nel nuovo ministero dell'Ambiente, riverniciato con il nome surreale di ministero della "Transizione ecologica".

Il catalogo è un autentico bestiario del peggio di quell'ecologismo che, presentando una realtà del tutto alterata con la scusa di una fasulla difesa ambientale, ha condotto all'attuale disastro dei costi dell'energia fuori controllo.

E' significativo che in questi giorni ne parli solo un giornale corsaro come la Verità, mentre tutti gli altri media italiani hanno ormai identificato in Putin la causa di tutti i mali del mondo.

Così, oggi in edicola ci siamo ritrovati questo articolo a firma Sergio Giraldo, "Non bastavano crisi e caro bollette. Bruxelles impone la stangata green", annunciato in prima pagina dal titolo a nove colonne "Il piano green sposato da Cingolani / Sono matti: altre tasse sull'energia":

"Secondo le scadenze che il governo si è dato, il ministero della Transizione ecologica presenterà alla Commissione europea un piano di uscita dai sussidi ambientalmente dannosi, in linea con il pacchetto Fit for 55, entro la metà del 2022. Al momento, nonostante l'emergenza energetica che stiamo vivendo, questo calendario non è stato modificato; dunque, entro pochi mesi potremmo trovarci con la sorpresa di un aumento della benzina e del gasolio, con conseguente impatto sui prezzi dei prodotti a valle, o di altre voci (alcune insospettabili, come vedremo). Ancora il 16 febbraio scorso, una settimana prima dell'invasione russa dell'Ucraina, in una intervista il ministro Roberto Cingolani indicava come necessaria l'eliminazione dei Sad per favorire la transizione ecologica."

...

"Leggendo il catalogo dei sussidi (ispirato da Legambiente, ripetiamo. Ndr) si può restare spiazzati dalla distanza esistente tra questo elenco di desiderata e la realtà economica e sociale del Paese".

Fine delle agevolazioni fiscali su energia e carburanti per famiglie ed imprese, dunque, in un Paese dove le tasse sull'energia già adesso sono tra le più alte al mondo.

"La ratio iniziale del sussidio, che poteva essere di aiuto a una categoria produttiva, o di minor costo per il cittadino in difficoltà economica, viene annullata, sovrascritta in negativo, in nome del criterio ambientale che diventa all'improvviso dominante."

Vorremmo trascrivere tutto l'articolo di Giraldo ma non possiamo. Se volete farvi qualche (amara) risata, andate in edicola a comperare La Verità.

E' tuttavia necessario riportare almeno la conclusione a cui perviene Giraldo, se non altro perchè i suoi sospetti e le sue sensazioni sono le stesse che proviamo noi ed un numero sempre maggiori di cittadini, insospettiti dal veder crescere le bollette assieme alle distese di pale eoliche e di pannelli fotovoltaici volute a tutti i costi da Legambiente:

"Scorrendo le pagine del catalogo si ha il sospetto che la stessa attività economica sia considerata in re ipsa ambientalmente dannosa. Più ancora, si ha la sensazione che l'uomo sia considerato in radice un pericolo esistenziale per l'ambiente."

Così procedendo, presto saranno gli ambientalisti (compresi quelli consapevoli dei disastri a cui avrebbe condotto la "rivoluzione" green, ma che per viltade non hanno osato troncare i rapporti con Legambiente, accettandone l'egemonia culturale) ad essere considerati dalla popolazione italiana immiserita un "pericolo esistenziale" tout court.

 

 

 

Visco (Bankitalia): "All'orizzonte ci sono nuove sfide che vanno ad aggiungersi a quelle poste dalla transizione verde, che possono renderla addirittura più ardua". Che cosa significa "addirittura più ardua"? Non si era detto che bastava piantare pale e pannelli dappertutto?

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Durante un convegno a Roma, che dal titolo e dal programma minacciava di essere la solita sbrodolata di buoni sentimenti e di banalità buoniste, il governatore della Banca d'Italia ha lanciato qualche siluro alla narrazione dell'Italia del "boom economico" e del "governo dei migliori", culminata con le ovazioni degli ottimati durante le prime teatrali - e poi in Parlamento poche settimane fa - per il bis di Mattarella, incarnazione del nuovo miracolo italiano. 

Lo abbiamo appreso, nel silenzio degli altri giornali, dall'articolo siglato vi.p. su La Repubblica di oggi, che abbiamo scelto per la nostra edicola quotidiana.

Visco ha parlato (questa volta in italiano) di una svolta con conseguenze "difficili da prevedere sul piano economico, politico e sociale" e che è "a repentaglio l'assetto economico e finanziario internazionale".

Quello che più ci importa è questa frase dell'articolo:

All'orizzonte, ha detto Visco, ci sono "nuove sfide" che vanno ad aggiungersi a quelle "poste dalla transizione verde, che possono renderla addirittura più ardua".

Allarme! Che cosa significa "più ardua"? Anzi: "addirittura più ardua"? Non si era detto fino a ieri, in tutte le sedi istituzionali e sui media, che la "transizione verde" alla "decarbonizzazione integrale" dell'Europa "primo continente climaticamente neutro" nel 2050 era facilmente a portata di mano?  Non si era detto che gli unici ostacoli al Paradiso verde sulla Terra, che avrebbe portato energia e aria pulita, ricchezza, occupazione e benessere a volontà "solo" ricoprendo l'Italia di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, erano le ottuse Soprintendenze ed i miserabili comitati Nimby?

Ci viene detto solamente adesso da un autorevole membro dell'élite italiana, dopo almeno vent'anni di retorica facilona, che già prima della guerra la "transizione verde" sarebbe stata un'impresa "ardua"? C'è voluta la guerra per farci sapere che il problema irrisolvibile della "transizione energetica", che avrebbe reso impossibile abbandonare le fonti tradizionali (problema che tutte le nostre degenerate élite globalizzatrici conoscevano perfettamente ma che fingevano di non conoscere per opportunismo o conformismo), erano i costi e la sicurezza energetica?

Visco ci dice anche che - leggiamo sempre nell'articolo della Repubblica - il pericolo è che ci sia "un brusco rallentamento dell'apertura dell'interdipendenza della globalizzazione" e che c'è il rischio di tornare a una dimensione più regionalizzata, con minori movimenti di "persone, merci, capitali".

Ma dopo anni (dal 2007, non da ieri) di immiserimento della popolazione italiana in pieno tracollo demografico, dopo due anni di pandemia con alcuni mesi di reclusione domiciliare (cosa mai avvenuta nella storia dell'umanità), dopo la ricomparsa della minaccia di una invasione esterna in Europa ed il concretizzarsi, dopo quasi ottant'anni, del pericolo di carestie e restrizioni nelle forniture energetiche, siamo davvero sicuri che "un brusco rallentamento dell'apertura dell'interdipendenza della globalizzazione" sia un pericolo e che "una dimensione più regionalizzata, con minori movimenti di persone, merci, capitali" sia un rischio e non una manifestazione della benignità - verso gli obnubilati italiani - della Provvidenza Divina?

 

 

 

Draghi: «Il mercato dell'energia? Funziona come la bolla dei tulipani del '600». E a Scholz che pretende un'accelerazione sulle rinnovabili: «Manteniamo gli obiettivi europei sulle emissioni, ma siamo in una situazione difficile: non è il momento di nuove fughe in avanti».

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 Sì. Avete letto bene. Sull'inserto L'Economia del Corriere della Sera di ieri campeggiava questo articolo di Federico Fubini nel cui sottotitolo c'è proprio scritto:

"Draghi al premier olandese Rutte: «Il mercato dell'energia? Funziona come la bolla dei tulipani del '600». Frizioni con Scholz sull'agenda delle rinnovabili."

Due carichi da undici in un colpo solo. Una duplice agnizione da parte del presidente del consiglio italiano - dopo oltre un anno dal suo insediamento - che, a quanto pare, è diventato improvvisamente consapevole di quello che sta per rovesciarsi sull'Italia a causa dell'irresponsabile politica energetica condotta negli ultimi anni per favorire la speculazione delle rinnovabili:

 

1) Il mercato dell'energia è una colossale bolla speculativa (innescata, aggiungiamo noi, dagli apprendisti stregoni delle rinnovabili salvifiche).

 

Glossa Fubini nell'articolo: "Il sottinteso: insensato nascondersi dietro il fondamentalismo liberista, mentre una guerra in Europa genera uno choc energetico che rischia di far chiudere interi settori industriali."

A proposito dell'egoismo dell'Olanda, ecco che cosa dice Davide Tabarelli nell'ennesima intervista, questa volta concessa a Pietro Di Leo per Il Tempo di oggi nell'articolo "Il gas Usa? Servirà a poco":

"Dunque, secondo lei, sarebbe stato più efficace concentrarsi sull'immediato e sulla prospettiva: carbone, massimizzare estrazioni da noi, nucleare.
«Le dico anche un'altra cosa. Non si parla mai dell'Olanda. Lì c'è un giacimento gigantesco, la cui chiusura ha creato problemi a tutta l'Europa. Hanno deciso di chiuderlo perché ci sono problemi di microsismicità. E poi, come un po' tutti, anche l'Olanda è diventato un Paese superambientalista. Quel giacimento produceva 70 miliardi di metri cubi. In poco tempo ne potrebbe produrre 20, 30 miliardi».

Ma il problema della microsismicità?
«Le ricordo che siamo in emergenza. Si possono studiare delle compensazioni. E poi, scusi, ma negli anni tra Italia, Svizzera, Francia, abbiamo ricoperto l'Olanda di miliardi. Ora, in un momento così, non possono aumentare la produzione?»."

 

2) La politica europea delle rinnovabili è stata tutta una "fuga in avanti" (voluta, aggiungiamo noi, dalla politica mercantilistica tedesca e realizzata attraverso le direttive ordoliberiste della commissione Ue sotto controllo della Germania).

 

Ancora dall'articolo di Fubini: "La divisione più sostanziale oggi è però con Berlino... al vertice europeo Scholz è entrato in dissenso con Draghi, proponendo di rispondere all’emergenza attuale con un’accelerazione sull’energia rinnovabile che darà i primi effetti fra tre o quattro anni. Il premier italiano ha replicato: «Manteniamo gli obiettivi europei sulle emissioni, ma siamo in una situazione difficile: non è il momento di nuove fughe in avanti».

Ripetiamo: Nuove (nuove) fughe in avanti, che significa che "alzare l'asticella" delle rinnovabili forsennatamente negli ultimi anni è stata (come da noi sempre sostenuto) una sequela di irresponsabili fughe in avanti, le cui conseguenze si stanno appalesando in questi mesi in tutta la loro drammaticità.

Fubini conclude il proprio articolo ammettendo (bontà sua) che "un po' di austerità è dietro l'angolo". E stiamo parlando del giornalista più avveduto del più diffuso quotidiano italiano...

Il Sole 24 Ore, invece, non appare ancora minimamente consapevole del disastro che tanto ha contribuito esso stesso a creare. Così il titolone oggi in prima pagina:

"Rinnovabili, meno vincoli in arrivo".

Gli fanno corona, tra i tanti elogi alle rinnovabili salvifiche, gli articoli di Mobili ("Rush in arrivo per rilanciare le rinnovabili") e Giliberto ("Rete di cavi da 10 miliardi per la transizione. Corsa europea ai cablaggi per bilanciare le produzioni da eolico e fotovoltaico"). Iacopo Giliberto, non contento di ricoprire l'Europa con pale e pannelli, vorrebbe che questa pletora assurda di impianti altrettanto assurdi fosse collegata da un labirinto di cavidotti senza fine. Anche i produttori di cavi dovranno pur mangiare, no?  Il responsabile dell'energia per il Sole, in questo articolo, si rammarica, sorprendendosi dell'ottusità delle resistenze incontrate, che "il progetto si scontra con il nimby e le burocrazie tedesche che stanno frenando le mille autorizzazioni nell'attraversamento del Paese". Siamo rasserenati. Poteva forse mancare, in un articolo di Giliberto, la stoccata di prammatica al "nimby"?

Concludiamo con Giuseppe Liturri, nell'articolo (un po' meno mainstream rispetto a quelli del Sole), annunciato in prima pagina della Verità di oggi, "Mentre l'Ue pontifica sul gas, noi restiamo davvero a secco":

"dopo 30 anni di ubriacatura ideologica a favore di un modello economico basato sull'export e sulle catene di fornitura globali, a Bruxelles, senza fare una piega, ora puntano sulla "riduzione delle nostre dipendenze strategiche nei settori più sensibili, quali le materie prime critiche, i semiconduttori, la salute, il digitale e i prodotti alimentari e mettere in sicurezza e diversificare le catene di approvvigionamento. Tutto molto bello. Manca solo la richiesta di scuse per aver sbagliato tutto in passato."

 

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti