Carlo Stagnaro: "In Parlamento sono in discussione emendamenti finalizzati a far entrare lo stato a gamba tesa sui mercati dell'energia: non ha senso sostituire il mercato quando funziona, come nel caso degli accordi di lungo termine per la produzione di energia rinnovabile".

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 

Sul Foglio di oggi, nell'articolo annunciato già in prima pagina che abbiamo scelto per la nostra edicola, Carlo Stagnaro prova a spiegare, tra le altre cose, perchè fissare un cap al prezzo del gas sia non solo inefficace ma addirittura dannoso, i motivi per cui la proposta di installare 60 GW di fonti rinnovabili in tre anni è "insultante", come funziona il meccanismo della formazione dei prezzi dell'energia in Borsa e, last but non least, i danni provocati da "interventi raffazzonati", come gli emendamenti attualmente in discussione in Parlamento per "far entrare lo stato a gamba tesa" negli accordi a lungo termine per la produzione di energia rinnovabile.

Piatto molto ricco, dunque. Consiglio perciò gli interessati desiderosi di chiarirsi un po' le idee (escluse quindi le gretine, che oltre tutto leggono solo i social) di comperare il Foglio oggi in edicola, se non altro perchè l'articolo di Stagnaro, fitto fitto, occupa un'intera pagina del quotidiano. Noi ci limitiamo a riproporre il passaggio concernente l'ultimo argomento, di stretta attualità, tra quelli da noi elencati, ovvero il tentativo dei lobbysti delle rinnovabili di concedere garanzie statali indirette agli "accordi di lungo termine per la produzione di energia rinnovabile" (ossia i PPA), di cui parlavamo proprio nella nostra edicola di ieri:  

"Pensare che, cambiando il meccanismo di pricing, avremmo prezzi di equilibrio molto diversi da quelli attuali significa non aver capito né il funzionamento della Borsa, né le ragioni dell'attuale situazione. Anche per questo, se una riforma ben disegnata del sistema non può risolvere la situazione contingente, tanto meno potranno farlo interventi raffazzonati. In Parlamento sono in discussione emendamenti finalizzati a far entrare lo stato a gamba tesa sui mercati dell'energia: non ha senso sostituire il mercato quando funziona, come nel caso degli accordi di lungo termine per la produzione di energia rinnovabile che già oggi vengono ordinariamente stipulati tra grandi consumatori e produttori verdi. Ci sono innumerevoli esperienze che coinvolgono l'industria nazionale sotto questo punto di vista. Il tentativo di tornare a un interventismo cervellotico non è nell'interesse di nessuno."

Noi seguiamo da lungo tempo il lavoro di Carlo Stagnaro. E' stato per anni il più spietato e convincente fustigatore delle "rinnovabili" salvifiche (il fotovoltaico e l'eolico), poi è stato chiamato come consulente dall'allora ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. Grandi furono allora le nostre speranze. L'esperienza ministeriale, invece, lo ha progressivamente istituzionalizzato, privandoci di una delle voci più caustiche contro il culto pagano delle rinnovabili.

Ci rammarica leggere nel suo articolo di oggi: "In primo luogo (l'Europa) deve ridefinire gli obiettivi della politica energetica, mantenendo la barra ferma verso la decarbonizzazione".

Lo Stagnaro pre-ministeriale si sarebbe fatto beffe del termine "decarbonizzazione" (per non parlare poi di decarbonizzazione "integrale") come, all'avvento dell'altra parola magica, si faceva beffe del termine "Energiewende" (in tedesco: transizione energetica). Lo Stagnaro d'antan avrebbe sbranato, a maggior ragione, chi avesse osato parlare di "continente climaticamente neutro" e di "transizione ecologica".

Va da sè che preferivamo lo Stagnaro pre-Mise, anche se ci rendiamo conto che, tra le altre cose, mai e poi mai avrebbe potuto scrivere le cose che scriveva allora per il Foglio di oggi, che in questi ultimi mesi ha addirittura superato La Repubblica nel servilismo acritico verso le rinnovabili non programmabili.

Ma non siamo del tutto sicuri che barattare la propria indipendenza di giudizio per ottenere visibilità, e una platea di referenti che prima mancava, sia stata una buona scelta. Indurre a credere che la politica di decarbonizzazione, a patto di affidarsi al libero mercato e non farla fare allo Stato, sia una soluzione praticabile è cosa persino più dannosa dell'altra.

 

 

 

Approvate ieri dalle commissioni della Camera garanzie statali per i PPA, a vantaggio dei produttori di rinnovabili. Rischio di implementare meccanismi distorsivi e causare effetti contrari a quelli che si vorrebbero realizzare e, soprattutto, rischio di socializzazione di ulteriori costi in capo ai cittadini. 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

"Elettricità a prezzi calmierati per gli energivori, una decisa sterzata sugli iter autorizzativi... E ancora, semplificazioni ulteriori anche per le infrastrutture elettriche... Sono queste alcune delle novità contenute nel pacchetto degli emendamenti approvati nella nottata di ieri (venerdì. Ndr) al decreto bollette dalle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera... Tra i correttivi approvati, figura innanzitutto la parziale destinazione (fino al 60%) dell'energia, ritirata dal Gse da produttori di rinnovabili mediante contratti di ritiro e vendita di almeno tre anni, con prezzi agevolati prioritariamente a clienti industriali energivori."

Stiamo parlando, tanto per chiamare le cose col loro nome, della concessione di garanzie statali a contratti PPA per l'energia elettrica prodotta da impianti a fonti "rinnovabili". Così Celestina Dominelli e Marco Mobili nell'articolo, che segnaliamo oggi (sabato 9 aprile), sul Sole 24 Ore, dall'esultante titolo "Spinta sulle rinnovabili del Gse / Nuovi impianti senza burocrazia", annunciato addirittura in prima pagina, come se l'economia italiana, in questi giorni, non avesse altro a cui pensare.

In realtà il testo dell'articolo non è altrettanto esultante. Gli autori parlano di "fattibilità tecnica particolarmente complessa" (quanto meno...) di questa "mossa" e aggiungono che "non è stata accolta con favore dall'Associazione dei grossisti di energia e trader (Aiget) e da Efet."

Riportiamo dal comunicato diffuso dalle due associazioni:

“occorre promuovere la conclusione di Power Purchase Agreement (Ppa) a lungo termine da parte di soggetti diversi dal GSE, in particolare grossisti e clienti finali, soggetti che possono gestire la vendita dell'energia rinnovabile in maniera efficiente e all'interno delle dinamiche e delle regole del mercato libero... Quelle proposte – si fa riferimento agli emendamenti di Benamati (PD) e Crippa (M5S) - vanno decisamente contrastate a causa del doppio effetto che possono provocare e cioè incrementare i costi in bolletta per la grandissima parte dei clienti finali e distruggere la concorrenza nel mercato libero... Già in passato il Gse non si è dimostrato particolarmente efficiente nella gestione dell'energia prodotta da fonti rinnovabili; inoltre affidare a Gse la commercializzazione di una quota così rilevante dell'energia rinnovabile italiana avrebbe un forte impatto sul mercato dell'energia, sottraendo tra l'altro anche volumi importanti alla contrattazione nei mercati, riducendone la liquidità e quindi aumentando di fatto prezzi e volatilità su questo importante segmento".

Molte di queste considerazioni erano state fatte proprie dal senatore, e responsabile energia della Lega, Paolo Arrigoni, che deve avere finalmente capito, a disastro avvenuto, che tutte queste guarentigie concesse alle Fer elettriche, oltre a cagionare costi schiaccianti, stanno distorcendo il mercato dell'energia in modo insostenibile per le imprese e i cittadini italiani.

Su posizioni analoghe anche Energia Libera, che in una nota aveva individuato due tipi di rischi: il primo è “implementare meccanismi distorsivi e causare effetti contrari a quelli che si vorrebbero realizzare”. Il secondo è “il rischio di socializzazione di ulteriori costi in capo ai cittadini."

Qualcuno forse ricorderà la nostra audizione del 25 novembre 2019 proprio davanti alla commissione Attività produttive della Camera per l’indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia Energetica Nazionale al Piano Nazionale Energia e Clima per il 2030, quando avevamo profeticamente sostenuto, circa i PPA:

"Il PPA è un contratto di acquisto dell'energia, sul libero mercato, che un acquirente offre al produttore al fine di ottenere alcuni vantaggi reciproci. Fin qui niente di male: i PPA sono già in uso anche in Italia. Il male compare quando si comincia a parlare di incentivarli "attraverso una garanzia pubblica", magari non sul prezzo, perchè sarebbe troppo sfacciato, ma, ad esempio, intervenendo d'imperio fissando quantità obbligatorie, la qual cosa porterebbe comunque, sebbene indirettamente, ad una garanzia sul prezzo.

Il rischio è che si spalanchi un pozzo senza fondo, così come già accaduto in passato, quando il Governo aveva  prestato un'analoga garanzia pubblica per i certificati verdi (CV). Quella sciagurata esperienza, anch'essa  animata inizialmente da tante belle intenzioni, deve servire da monito per il futuro. La garanzia pubblica  rappresentò il vulnus che avrebbe distrutto definitivamente la logica stessa del sistema dei CV (che erano  anch'essi contratti di acquisto tra privati) ed aperto le cateratte degli incentivi senza fine all'eolico, facendo alla  fine carico allo Stato (attraverso il Gse) di acquistare i CV prodotti in eccedenza ad un prezzo altissimo e  predeterminato. Fin dall'inizio il sistema cominciò a vivere di vita propria e da allora avrebbe proceduto, auto-alimentandosi, secondo logiche eterodosse, con i disastrosi risultati che ben conosciamo e concludendosi con la  conversione forzosa (di dubbia legittimità) dei CV in incentivi diretti equivalenti, che stiamo ancora pagando.

Lanciamo qui l'allarme per contrastare con il massimo vigore questo tentativo di introdurre un cavallo di Troia, in grado di fare gonfiare ancor di più gli oneri - già oggi insopportabili - a carico dei cittadini. A prescindere dal tipo dell'eventuale misura che il Governo vorrà adottare per ricoprire l'Italia di pannelli e di pale eoliche al fine di raggiungere i propri obiettivi di produzione di energia elettrica (inutile, se non dannosa, perché non programmabile), quello che importa sapere è che, dopo il 2020, l'incentivazione, anziché essere diretta, come avviene adesso con il sistema delle aste competitive, rischia di tornare ad essere indiretta, per meglio nasconderne i costi agli utenti ma soprattutto per eliminare i tetti di spesa, come all'epoca dei certificati verdi."

Ora il tentativo di colpo di mano che ci si doveva attendere, come da noi allora denunciato alla Camera, si è concretizzato ieri proprio in quella stessa alta sede istituzionale. 

La replica di Benamati alle critiche era stata che "la nostra proposta è un potente strumento per calmierare prezzi". Secondo il deputato PD membro della commissione Attività Produttive, "occorre rilasciare energia elettrica in proprietà dello Stato, tramite il Gse, ai settori produttivi con prezzi calmierati e congruenti ai costi di acquisizione (intervento simile a quanto sta facendo la Francia) e creare meccanismi che favoriscano la penetrazione delle energie rinnovabili riversando però sui consumatori i vantaggi dei costi di produzione più contenuti (come per altro avviene in Spagna)". A parte il fatto che i concetti di prezzi "congruenti" - o "coerenti" o come li si voglia definire nel vocabolario buonista - sono una aberrazione della nozione stessa di libero mercato, la realtà smentisce le belle intenzioni del duo Benamati e Crippa. La Spagna e la Francia, che secondo Benamati hanno già adottato queste misure, soffrono dei nostri stessi mali derivanti da prezzi elettrici insostenibili.

Qui si continua a negare che a provocare il disastro dei prezzi dell'energia sia stata l'eccessiva fretta nel giungere alla "decarbonizzazione integrale", ed a volerci arrivare attraverso il meccanismo Ets ed una iper-incentivazione delle Fer non programmabili, tutte iniziative politiche che hanno provocato l'abbandono degli investimenti nelle fonti fossili, quelle stesse che ora si stanno rivelando insufficienti. E così adesso, essendosi spinti troppo avanti tutti i vertici politici europei (a partire dalla presidente della commissione Ue Von der Leyen), nessuno ha il coraggio anche solo di suggerire che - forse - sarebbe il caso di procrastinare il piano della "transizione energetica".

Con la (errata) certezza che non ci saranno modifiche sostanziali nelle politiche europee sul "green", in Italia si continua perciò come al solito, cercando di garantire quante più rendite possibili alle proprie clientele.

Eppure basterebbe dichiarare di voler sospendere (anche solo momentaneamente) il sistema Ets per fare esplodere la bolla dei prezzi e spazzare via gli speculatori di tutto il mondo che, attraverso questo cervellotico sistema (si legga: "EU ETS, un mercato fatto per attirare speculatori"), hanno scommesso contro l'economia europea con la sicurezza di vincere. Altro che PPA con garanzie statali. Altro che proporre un embargo suicida, già nei prossimi mesi, sul gas russo. Sospendere all'improvviso il sistema Ets, oltre a riportare su livelli normali le quotazioni dell'elettricità in Europa, spezzerebbe pure le reni allo sforzo bellico dei russi in Ucraina, riducendo drasticamente i loro introiti finanziari.

Invece, continuando ad affidarci alle proposte demagogiche dei Benamati e dei Crippa (che oltre tutto sono - in senso relativo, ovviamente - i migliori specialisti dei loro rispettivi partiti) per favorire eolico e fotovoltaico, ci garantiamo che il disastro dei costi insostenibili dell'elettricità sia assicurato per altri anni ancora, Putin o non Putin.

Scioccante l'osservazione alla fine dell'articolo del Sole:

"Con gli emendamenti approvati ieri, arriva poi anche l'ok alla Strategia nazionale contro la povertà energetica".

Riassumiamo dunque gli ultimi passaggi, opera degli inesausti pianificatori "green":

1) Strategia Energetica Nazionale.

2) Piano Nazionale integrato Energia e Clima.

3) European Green Deal.

4) Strategia nazionale contro la povertà energetica.

Ovvero:

  1. In Italia si sono spesi una valanga di miliardi per incentivare le Fer elettriche non programmabili,
  2. le emissioni clima-alteranti globali sono aumentate a dismisura e
  3. adesso siamo pure costretti ad elaborare una "Strategia nazionale contro la povertà energetica".

Si è partiti dalla "Strategia Energetica Nazionale" nel 2017 e si è arrivati, già nel 2022, alla "Strategia nazionale contro la povertà energetica". Il cerchio si è chiuso in meno di 5 anni: niente male davvero.

Ci auguriamo, se non altro, che, alle prossime elezioni, i cittadini ridotti alla povertà energetica non rinnovino il voto ai partiti di Benamati e di Crippa. 

 

 


 

La Nazione ha la soluzione per la crisi del gas: "Parliamo invece del sole, del vento, di quella energia pulita di cui il nostro Paese è dotato in abbondanza, ma che la solita burocrazia ottusa impedisce di portare avanti." E quindi mettiamo le pale dell'Agsm al Giogo di Villore, così a Firenze il prossimo inverno si scalderanno con quelle.

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 

Violentissimo attacco del "governatore" PD della Toscana Eugenio Giani al soprintendente fiorentino Andrea Pessina (già nel mirino del sindaco di Firenze), reo di fare il suo mestiere. Questa volta la soperchieria avviene per la faccenda delle improponibili pale eoliche della AGSM Verona da piantare sui più bei crinali mugellani, al Giogo di Villore.

A questo attacco sgangherato alla persona (versione post moderna dei  processi proletari in piazza), più ancora che all'istituzione, si accodano il Corriere, La Repubblica, e, soprattutto, La Nazione, con un articolo di Gigi Paoli "Bollette d'oro e mille ostacoli all'energia pulita", che invitiamo a leggere dall'inizio alla fine dal sito della Nazione, se non altro per godere dell'umorismo dell'autore.

L'umorismo involontario, intendiamo dire, non certo quello volontario - non proprio irresistibile - del gatto che non può miagolare vicino a Santa Croce. Non solo perchè l'autore è rimasto l'unico giornalista italiano che, in questa contingenza drammatica in cui sono a rischio le forniture di gas (e con esse l'esistenza stessa dell'Italia come Paese a civiltà industriale), cita ancora Greta Thunberg, ma soprattutto perchè svela le sue fonti culturali, confessando di aver letto "un bel report di Legambiente intitolato "Scacco matto alle energie rinnovabili".   

E poi ci vengono a dire che la Russia non è una vera democrazia perchè la stampa fornisce al popolo inconsapevole una verità preconfezionata di regime.

 

 

 

Lo sconfortante livello di analisi di politica energetica del burocrate, non eletto dunque irresponsabile, corrisponde al tentativo in atto di infantilizzare l'opinione pubblica, trattando i cittadini da bimbi bisognosi di favole della buona notte. E' uno stile molto in voga a Bruxelles, ma anche a Roma. Ed anche tra gli eletti dal popolo, a cui i giornali mainstream forniscono visioni della globalizzazione completamente distorte.

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 

"Se tutti gli italiani sommassero piccoli accorgimenti quotidiani sui consumi energetici di casa - la doccia, il termosifone, il televisore - il totale che ne emerge è: l'Italia potrebbe risparmiare 5,8 miliardi di metri cubi di gas l'anno. Senza razionamenti, senza investimenti che traguardano il futuro, senza cambiare tecnologie: solamente con qualche ritocco alle abitudini di ogni giorno... "Bastano alcuni comportamenti quotidiani per risparmiare fino al 10% sulla bolletta: ad esempio spegnere le luci e il riscaldamento quando usciamo di casa, non aprire le finestre se c'è il termo acceso e spegnere il pc se non lo usiamo..." avverte lo studio di Calabrese dell'Enea."

Così Jacopo Giliberto, il pluripremiato esperto di energia ed ambiente già portavoce dei ministri Corrado Clini e Andrea Orlando, nell'articolo "Spettro razionamenti del gas ma gli sprechi arrivano al 10%" sull'autorevole Sole 24 Ore di oggi.

Così invece Sergio Giraldo, sconosciuto giornalista dello sfigatissimo quotidiano La Verità, nell'articolo di ieri "Rinunciare di colpo al gas della Russia ha esiti drammatici. Ma l'Ue minimizza":

"Tutti si chiedono: cosa posso fare? Potete fare due cose: controllare le vostre docce e quelle dei vostri figli adolescenti. E quando chiudete il rubinetto dite: prenditi questa, Putin". Questa è la traduzione di quanto ha dichiarato qualche giorno fa il commissario europeo per la concorrenza, la danese Margrethe Vestager. L'alto funzionario stava rispondendo ad alcune domande sulle sanzioni europee alla Russia , che potrebbero presto riguardare anche le forniture energetiche. Cosa saranno mai qualche doccia tiepida e un maglione in più? Quello di infantilizzare l'opinione pubblica, trattando i cittadini da bimbi bisognosi di favole della buona notte, è uno stile molto in voga a Bruxelles. Lo sconfortante livello di analisi del burocrate, non eletto dunque irresponsabile, corrisponde al tentativo in atto di minimizzare le conseguenze che si avrebbero dalla decisione unilaterale di rinunciare dall'oggi al domani agli idrocarburi russi..."

Non siamo d'accordo con Giraldo con la faccenda dello "sconfortante livello di analisi del burocrate a Bruxelles, non eletto dunque irresponsabile". Anche i burocrati di Roma non scherzano. Non scherzano soprattutto le centinaia di professori delle facoltà di scienze, economia ed ingegneria delle Università di tutt'Italia che hanno appoggiato con entusiasmo l'idea della "transizione energetica" entro il 2050. Anche l'Enea, come abbiamo letto - ad ennesima conferma - nell'articolo di Giliberto. A Roma ci sono poi sconfortanti livelli di analisi anche tra gli eletti, a cominciare dalla demagogia di Enrico Letta, che per rappresaglia contro Putin pretende di rinunciare - senza porsi meschine considerazioni di opportunità - al gas russo ma non ai cereali russi, per finire, sempre in tema di "livello di analisi", ad abissi di sconforto senza fondo tra i grillini e gli EcoDem.

Certo è che, se i cittadini devono decidere chi eleggere stando alla infantile visione del mondo che viene propinata loro dal Sole 24 Ore e dagli altri giornaloni in materia di "transizione ecologica" (ma non solo: trattare i cittadini da bimbi vale per tutta la narrazione mainstream della globalizzazione), allora la democrazia in Italia ha un problema.

 

 

 

I prezzi dell’elettricità in Francia ieri hanno raggiunto i 3.000 €/MWh, a causa del calo delle temperature e dell’indisponibilità di 27 reattori nucleari su 56. Tale effetto combinato ha indotto l’operatore della rete Rte a dichiarare l’allerta Orange.

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 

Nel totale silenzio dei giornaloni italiani, riprendiamo dal Quotidiano Energia di ieri una notizia clamorosa:

 

"I prezzi dell’elettricità per oggi in Francia hanno raggiunto i 3.000 €/MWh, a causa del calo delle temperature e dell’indisponibilità di 27 reattori nucleari su 56. Tale effetto combinato ha indotto l’operatore della rete Rte a dichiarare l’allerta “Orange"...

Nella giornata di oggi (lunedì. Ndr) è previsto un picco di consumo di 73 GWh, che a fronte di una produzione di 65 GW costringerà la Francia a importare fino a 11 GW, precisa RTE, che non prevede problemi sul sistema elettrico ma esorta tutti gli utenti a ridurre i consumi.

In particolare, Rte suggerisce di spostare il consumo di elettricità, abbassare la temperatura del riscaldamento, ... limitare l'illuminazione allo stretto necessario.

Domenica il prezzo del giorno prima francese ha raggiunto i 515 €/MWh, con quello di picco tra le 8 e le 9 arrivato a 2.987 €/MW."

 

La Von der Leyen sarà entusiasta. Ora, a questi prezzi, l'uso dei pannelli fotovoltaici e degli accumuli elettrici sulle terrazze di tutti i cittadini francesi diventerà competitivo. La Francia nei prossimi mesi sarà il modello a cui ispirarsi per combattere l'emissione di CO2 e quindi i cambiamenti climatici: i francesi rimarranno tutti al freddo e al buio, a meno che l'energia elettrica che manca non venga garantita dalle importazioni.

Nel frattempo, in questo drammatico contesto, qualche mattacchione (a cominciare da Enrico Letta) vuole interrompere immediatamente il flusso del gas proveniente dalla Russia verso l'Europa, perchè Putin è un cattivone.

Si avvicina il tempo, previsto da Romano Prodi, in cui i cittadini correranno dietro ai politici (e agli ambientalisti) con il forcone.

I cittadini sbagliano. Non devono correre dietro ai politici e agli ambientalisti. Devono correre dietro a se stessi per avere scelto i politici e gli ambientalisti peggiori, cioè quelli che per almeno vent'anni hanno testardamente proposto, contro ogni logica ed ogni evidenza, di fare funzionare l'Italia (e l'Europa) con pale eoliche e pannelli fotovoltaici.

 

 

 

Intervista a Tabarelli (Nomisma): Vanno riviste le scadenze della transizione ecologica? Non servirà rivederle, erano già un sogno. Nessuno ci ha mai creduto.

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

"Improvvisamente scopriamo che siamo dipendenti dalla Russia. Ma dove siamo stati negli ultimi 50 anni?... La cultura verde in tutta Europa ha imposto divieti e questo è il risultato". Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia, non le manda a dire."

E' tutto perfettamente condivisibile, anche se aleggia l'antipatica impressione che Tabarelli voglia nascondere le proprie responsabilità nell'avere assecondato per molti anni la "rivoluzione" delle "rinnovabili". A sua parziale discolpa va però detto che la stragrande maggioranza dei suoi colleghi, per conformismo e opportunismo, a tutt'oggi la asseconda.

Leggiamo queste gravi affermazioni sulla Verità di oggi, nell'intervista "Gli ambientalisti ci costano il 2% del Pil" realizzata da L.D.P., che segnaliamo come articolo del giorno.

Consigliamo dunque ai nostri lettori di acquistare in edicola La Verità, anche perchè, nella stessa pagina dell'intervista, c'è un articolo altrettanto interessante, così annunciato già in prima pagina:

"L'Ue: effetto green, tasse energia +640% / La Commissione europea prevede rincari astronomici per sostenere la transizione ecologica, ma non ha mai comunicato le cifre. Le abbiamo scovate in un documento della Corte dei conti. E fanno paura".

Qui ci limitiamo a riportare solo alcune domande dell'intervista a Tabarelli e uno stralcio delle relative risposte:

 

"E le rinnovabili?

Possiamo pure farle ma sono intermittenti...

La scelta è quindi tra progredire inquinando o la decrescita felice?

In un certo senso sì...

Vanno riviste le scadenze della transizione ecologica?

Non servirà rivederle, erano già un sogno. Nessuno ci ha mai creduto... I prezzi delle fonti fossili sono esplosi e per le fonti rinnovabili che costano meno ci sarà un'esplosione di progetti, come già sta accadendo... (Tutti impianti che si dimostreranno del tutto inutili se mancherà il gas, perchè, appunto, intermittenti. NdR)

La cultura verde è stata messa a dura prova dal conflitto ucraino. Ci sarà una marcia indietro?

E' probabile un ridimensionamento... I 5 stelle, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il suo vice Frans Timmermans sono in linea con le posizioni ecologiste e adesso devono prendere atto di queste difficoltà. Ma è tardi.

Qual è il costo che che i veti ecologisti ci stanno facendo pagare?

Quest'anno, con questi prezzi, le importazioni di energia hanno superato i 90 miliardi di euro, contro un valore dell'anno scorso intorno a 40 miliardi. Nel 2019 era stato di 23 miliardi di euro. Sono due punti di pil che vanno all'estero a cui si aggiunge la mancata crescita e l'inflazione. Avere tanto ecologismo accentua i problemi."

 

Invitiamo il professor Tabarelli a fare meglio i calcoli. Già gli extra-costi del 2021 per l'importazione di energia sono stati ben superiori al 2% del PIL rispetto alla media storica dei costi sostenuti nell'ultimo decennio. Il problema, però, non è il 2021: è il 2022. Nel 2021 l'esplosione dei costi è avvenuta solo nella seconda metà dell'anno. Se quest'anno i prezzi si dovessero anche solo mantenere a questi livelli, cioè nella beata speranza che non si interrompano le forniture dalla Russia, la spesa sfiorerebbe il 5% del PIL, anche senza tenere conto dell'effetto demoltiplicativo sulla crescita, che ancora non è stato avvertito se non in minima parte. A meno di fare ricorso ad ulteriori, massicce dosi di debito pubblico (che però alla fine qualcuno dovrà pur pagare) per ammortizzare i danni della "decrescita felice", nelle piazze italiane scoppieranno tumulti che si potrebbero indirizzare proprio contro i capri espiatori indicati da Tabarelli.

Davvero curioso che sia lo stesso Tabarelli, nel suo articolo sul Sole 24 Ore di venerdì scorso "Le riforme incidono poco" (dedicato al decreto legge 17/22, "ennesimo dispositivo per semplificare le autorizzazioni... per rendere più facile la costruzione di nuovi parchi con pannelli e pale eoliche"), ad ammettere, con argomenti che dovrebbero essere quelli di Italia Nostra, che

"sta emergendo un conflitto di fondo, perché molta gente questi impianti proprio non li vuole... Siamo il paese con il patrimonio culturale e artistico più ricco al mondo, di gran lunga il più alto rispetto al territorio... dove diventa difficile far accettare gli impianti. Tutti i territori hanno sempre una vocazione turistica o un'agricoltura di qualità, o un prodotto di pregio da difendere. Questo accade un po' in tutta Europa in maniera sempre più evidente".

Un bizzarro rovesciamento di ruoli.

Italia Nostra, invece, durante le due ultime amministrazioni, si è trastullata con la bislacca idea di fare funzionare tutt'Italia con i pannelli fotovoltaici... sui tetti! Ci auguriamo che la nuova presidente Antonella Caroli ritorni alla più equilibrata posizione degli anni precedenti, convincendo anche le altre associazioni ad abbandonare l'improvviso fideismo (post "Piccola Greta") delle "rinnovabili" elettriche e tornare a promuovere ben altre soluzioni per il contrasto, la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico.

Che le responsabilità dell'attuale disastro ricadano su Legambiente, che il disastro se l'è andato accanitamente a cercare, e non su tutto l'ambientalismo italiano.

 

 

 

 

Besseghini (Arera): Guardando al percorso per la transizione energetica, bisogna farlo "anche con una serietà un po' diversa da quella dell'ultimo periodo".

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Ieri a Roma si è tenuto il convegno di presentazione del rapporto di previsione “L’economia italiana alla prova del conflitto in Ucraina” del centro studi della Confindustria, a cui ha partecipato anche il presidente dell'Autorità per l'Energia Stefano Besseghini.

Chissà perchè, ascoltando i tanti ottimati intervenuti, ho avuto l'impressione che sia ormai giunto a conclusione quel

"processo di distruzione dell’economia e del potere politico costituzionale reso agevole dai governi di ampia coalizione dell’Ulivo, proprio per la loro instabilità e la loro permeabilità a tutte le pressioni poliarchiche internazionali, finanziarie e oligopolistiche (mentre predicavano – invece – liberalizzazione e creazione delle authorities che agivano da schermo e da velo dei processi di dilavazione delle ricchezze private e pubbliche in corso)."

(dall'articolo del Sussidiario del 16 gennaio 2021 "Sapelli: i veri e i falsi obiettivi di una guerra di potere").

Se qualcuno a suo tempo si fosse chiesto per quale motivo il professor Giulio Sapelli fosse stato inopinatamente fatto fuori e sostituito dallo sconosciuto ed innocuo Giuseppe Conte come capo del governo giallo-verde, questa sua visione eretica della politica italiana fornirebbe già una parziale spiegazione.

L'intero convegno di ieri a Roma è liberamente disponibile sul sito di Radio Radicale (Besseghini dal minuto 10,41).

Per chi non avesse voglia di ascoltare tutto il polpettone, una relazione dell'intervento del presidente Besseghini è presente oggi a pagina 3 del Sole 24 Ore, nell'articolo di Celestina Dominelli "Besseghini: ora servono riforme più strutturali" ("più" strutturali di che? Ndr):

"Dobbiamo essere in grado di introdurre elementi più strutturali", ha sottolineato Besseghini e, guardando al percorso per la transizione energetica, bisogna farlo "anche con una serietà un po' diversa da quella dell'ultimo periodo", quando "grandi obiettivi e poca capacità di implementazione sembrano averci portato fuori dal percorso corretto", ha precisato il numero uno dell'Autorità. Non prima di aver evidenziato "che sta avvenendo una grande fase di switching che porta con sé un cambio di costi" e "che bisogna ragionare in un'ottica di sistema".

Questo discorso di Besseghini, oltre a richiamarmi alla mente la vecchia canzone di Jannacci "Se me lo dicevi prima", mi ha ricordato pure le conclusioni dell'articolo-intervista di Giacomo Puletti de Il Dubbio del 12 febbraio scorso "Sapelli: «Caro bollette? Approccio disastroso: così rischiamo la deriva argentina…»", in cui il professor Sapellli così sbottava:

"La cosa terribile e vergognosa è che hanno fissato il prezzo dell’energia elettrica attraverso il prezzo del gas concordato con queste famose “authorities” che non hanno fatto altro che danni. Il signor Draghi queste cose non le sa, e se le sa non vuole mettersi contro questa classe sociale che solo in Europa è composta da alcune decine di migliaia di persone molto influenti e molto ricche... Bisogna finirla con questa transizione energetica non orientata dalla tecnologia ma dalle ideologie e dal populismo. Draghi non ha nessuna competenza su questo e neanche i suoi ministri".

Besseghini, sebbene come "regolatore" abbia, per sua stessa ammissione, "poche leve" ma (dice lui) "una visione complessiva del sistema", potrebbe però almeno spingersi, vista la situazione di disperata emergenza economica, ad alzare il telefono e chiamare lo stesso Draghi. Besseghini dovrebbe provare a trasmettere al presidente del consiglio tale sua visione complessiva, e chiedergli di tentare di convincere la Von der Leyen - ma soprattutto il suo successore (o si dice successora?) alla BCE Christine Lagarde - a comportarsi, in materia di "transizione energetica", "con una serietà un po' diversa da quella dell'ultimo periodo". In fondo stiamo parlando di donne mature, sebbene del tutto inadatte ai loro alti ruoli istituzionali, e non di ragazzine problematiche che non hanno voglia di andare a scuola. 

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti