L'Anev ed Elettricità Futura pretendono dallo Stato sussidi, garanzie pubbliche, semplificazioni alla normativa ambientale e paesaggistica per piantare pale e pannelli dappertutto ma non vogliono pagare le tasse sugli extra profitti.

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 

"Aumento della tassa sugli extra-profitti non spaventa gli energetici", garantiva il titolo di un articolo di Chiara di Cristoforo dell'altro ieri sull'autorevole Sole 24 Ore.

"Secondo gli analisti gli impatti sulle utility sono limitati", rassicurava il giornale confindustriale, da sempre favorevole ai regaloni dello Stato ad eolico e fotovoltaico.

E invece no. Niente di tutto questo. Oggi leggiamo nell'articolo della Staffetta Quotidiana - appena apparso in linea - Superprofitti: Utilitalia, EF, Anev, Aiget ed Energia Libera unite contro la norma che:

 

"In questo difficile periodo storico caratterizzato da un vertiginoso aumento dei prezzi del gas e di conseguenza delle bollette, l'aumento del contributo di solidarietà a carico delle società energetiche è una misura iniqua e punitiva che, oltretutto, crea un segnale fortemente negativo rispetto alla transizione energetica ed alle tecnologie rinnovabili”. È la posizione espressa da Utilitalia, Elettricità Futura, Anev, Aiget ed Energia Libera alla luce del prospettato aumento del prelievo dal 10 al 25%. La norma dovrebbe essere inserita nel decreto-legge Aiuti esaminato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe vedere la luce oggi in una nuova riunione a Palazzo Chigi.

Secondo le associazioni l'intervento, così come è stato concepito già nel DL Taglia prezzi attualmente all'esame del Senato, “finisce per impattare sui ricavi, con ricadute irragionevoli ed estremamente pesanti sugli utili ordinari e la capacità di investimento delle aziende. In questo modo, oltre a quello economico, si genera un danno reputazionale per il sistema Paese agli occhi degli investitori, soprattutto esteri per l'assoluta e perdurante incertezza regolatoria”.

 

L'Anev ed Elettricità Futura pretendono dallo Stato priorità di dispacciamento per le rinnovabili, incentivi, sussidi, garanzie pubbliche sui PPA, semplificazioni alla normativa ambientale e paesaggistica e adesso persino commissari straordinari per piantare pale eoliche e pannelli fotovoltaici dappertutto, ignorando tutte le leggi tranne quella penale, ma non vogliono pagare le tasse sugli extra profitti.

Ragazzi, non lamentatevi per così poco! Quando la situazione diventerà davvero grave, cioè quando il gas russo smetterà di arrivare in quantità sufficienti, si scoprirà che pale e pannelli non servono a niente, se non ad avere fatto spendere 230 miliardi di "incentivi" alle energie rinnovabili e ad avere distorto il mercato dell'energia elettrica, minando le strutture energetiche fondamentali che sostengono le società moderne.

Allora se ne vedranno delle belle. Questo è solo l'aperitivo. Il pranzo di gala ci sarà al momento in cui gli inferociti italiani, ridotti alla miseria e al freddo, si risveglieranno dal sogno rinnovabili  e alle prossime elezioni pretenderanno a gran voce l'inevitabile (ri) nazionalizzazione del sistema elettrico.

 

Alberto Cuppini

 

 

Tabarelli (Nomisma Energia): "Abbiamo messo in campo queste rinnovabili che hanno comunque bisogno di una riserva di gas. Oggi ci troviamo con un cataclisma di proporzioni inimmaginabili".

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Dall'intervista di Pietro De Leo al professor Davide Tabarelli (Nomisma Energia), annunciata in prima pagina sul Tempo di oggi (i grassetti sono nostri):

 

"In caso di embargo duro dovremmo comunque fare del razionamento... sa che le dico? E' colpa mia e di quelli che fanno il mio mestiere. Evidentemente non siamo riusciti a spiegare bene la gravità della situazione".

Scardinare 20 anni di ideologia ecologista è dura.

"Sì, ma dove io e molti altri non siamo riusciti a spiegare bene le cose l'ideologia ecologista si è infilata. Ricordo Grillo, nel 2007, al primo Vaffa-day, scagliarsi contro il carbone. Oggi, ad avercene di centrali a carbone!"

C'è un ritardo a livello comunitario?

"Sì, c'è un ritardo forte, è evidente. Ma è facile sparare sulla Croce Rossa. Dobbiamo piuttosto risalire alle origini della situazione attuale. Noi paghiamo uno spostamento troppo accentuato verso l'ambiente, innescato negli ultimi anni. Abbiamo chiuso le centrali nucleari in Germania, abbiamo messo in campo queste rinnovabili che hanno comunque bisogno di una riserva di gas, in Italia ci hanno detto che le centrali a carbone non ci servono più e che non dovevamo utilizzare le trivelle. Oggi ci troviamo con un cataclisma di proporzioni inimmaginabili".

 

Bravo professore per l'auspicata assunzione di responsabilità della categoria degli economisti. Non dico degli economisti "che si occupano di energia" perchè un qualsiasi economista deve essere, per definizione, perfettamente consapevole del ruolo dell'energia in economia e dell'insostituibilità, almeno per le prossime generazioni, delle fonti tradizionali.

Adesso attendiamo il mea culpa anche da parte dei suoi colleghi che in questi anni, per opportunità e conformismo, hanno recitato la parte dei grillini e poi addirittura dei gretini, conducendo l'Italia all'attuale "cataclisma di proporzioni inimmaginabili".

Ci corre però l'obbligo di precisare che le basi del cataclisma erano state gettate ben prima dell'avvento epifanico della "Piccola Greta" - e della sua adozione come referente culturale da parte della Von der Leyen - e persino prima della discesa in piazza di Beppe Grillo. Il grillismo verrà spazzato tra qualche mese alle elezioni, ma gli altri partiti che già in precedenza avevano adottato l' "ideologia ecologista" denunciata da Tabarelli sopravviveranno. Conviene non votarli. Altrimenti, oltre a mandare alla malora tutta la legislazione a favore del paesaggio e dell'ambiente (lo stesso Tabarelli nell'intervista confonde "ambiente" e "ideologia ecologista"), faticosamente costruita negli ultimi decenni, andrà alla malora l'Italia intera. Mentre, nel frattempo, nel resto del globo proseguirà incontrastato l'aumento delle emissioni clima-alteranti. Chi vuole vincere le prossime elezioni politiche in Italia dovrebbe cominciare col proporre il licenziamento per giusta causa e giustificato motivo dei professori universitari che hanno reso possibile l'adozione delle rinnovabili come articolo di fede, facendo credere che l'Italia potesse funzionare solo con pale e pannelli. Altrimenti, con questa gente ancora in cattedra, dalla crisi economica e dai cambiamenti climatici non usciremo mai fuori.  

 

 

La Soprintendente speciale per il Pnrr in audizione davanti alla commissione parlamentare per le semplificazioni per gli impianti Fer: "Queste società sono come le scatole cinesi e si passano da una all'altra la gestione degli impianti. Quando poi questi impianti sono esausti, rimangono come dei relitti nel paesaggio."

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

"Per la fretta di prendere un numero di protocollo al Mite, alcuni richiedenti presentano dei progetti che sono in ciclostile. Per loro vanno bene in Trentino e Lombardia come in Sicilia e Calabria. Il territorio però non è tutto uguale. Presentano degli elaborati "tanto per fare"... Abbiamo proponenti che ci mandano un'integrazione dopo 3 anni. Invece dovremmo dire che oltre i termini di legge, ovvero i 120 giorni, la pratica si intende archiviata... Capisco che adesso ci sia giustamente una corsa, un'urgenza di arrivare agli obiettivi che ci sono stati assegnati, però il Mite riceve istanze per parchi eolici su aree in cui i parchi eolici sono esistenti. E non si tratta di interventi di repowering e revamping, ma di nuove installazioni. C'è veramente una confusione notevole."

 

Così la Soprintendente speciale per il Pnrr Federica Galloni in rappresentanza del Ministero della Cultura durante l'audizione davanti alla commissione parlamentare per le semplificazioni. La Galloni, esaperata nel vedere Ministero e Soprintendenze continuamente additate - dalla politica e dalla stampa - al pubblico ludibrio come responsabili dei ritardi, ha pronunciato una durissima contro requisitoria.

Questo il commento all'audizione del Quotidiano Energia, nell'articolo di Alfredo Spalla che segnaliamo oggi, nel consueto silenzio dei "giornaloni", che hanno sempre ignorato tutti gli argomenti contro il laissez-faire atto esclusivamente a favorire la grande speculazione eolica e fotovoltaica:

 

"A pochi giorni dall’arrivo del prossimo decreto legge, che dovrebbe contenere anche nuove semplificazioni per il settore energetico, il ministero della Cultura (Mic) interviene sul proprio ruolo all’interno degli iter autorizzativi per le rinnovabili. I ritardi , sostiene, non possono essere imputati agli uffici del Mic. Servirebbe invece una maggior consapevolezza da parte delle società che presentano i progetti... Non è possibile, poi, dice ancora il Mic, continuare a contrarre i tempi a parità di organico".

...

Un altro tema approfondito in commissione è stato quello del paesaggio. Su questo il Mic ha mosso un'altra critica. Mostrando ai parlamentari una fotografia della campagna viterbese con un'evidente densità di pannelli solari, Galloni ha detto: "Uno dei caratteri identitari della campagna è anche il colore. Qui abbiamo una campagna che è diventata nera. Non pensate poi che qualcuno rimuova mai questi pannelli, purtroppo esiste il problema della dismissione. Queste società sono come le scatole cinesi e si passano da una all'altra la gestione degli impianti. Quando poi questi impianti sono esausti, rimangono come dei relitti nel paesaggio... La delegazione del Mic ha poi presentato un fotomontaggio che ha catturato l'attenzione della presidenza della commissione. Nella foto ricostruita si vede il centro di San Gimignano ricoperto di pannelli FV."

 

E tutto questo "solo" per il fotovoltaico. Provate piuttosto a pensare al "problema della dismissione" e ai "relitti nel paesaggio" quando saranno "esausti" gli aerogeneratori eolici, che vengono collocati sulla sommità dei crinali appenninici più belli e che già hanno superato l'altezza complessiva di duecento metri.

La memoria presentata dal Ministero della Cultura, accompagnata da foto, dati e ricostruzioni è disponibile in allegato all'articolo sul sito del Quotidiano Energia.

 

 

Federico Rampini (Corriere della Sera): "Il solare e l’eolico, considerati come le fonti più pulite, non sono pronti né oggi né domani a sostituire in toto le energie fossili".

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 

"L’ambientalismo radical chic ha già fatto dei disastri quando ha imposto le sue ricette ai Paesi poveri... La guerra in Ucraina sta costringendo anche la ricca Europa a interrogarsi su ciò che è possibile fare (per ridurre le emissioni carboniche), non solo su ciò che è desiderabile; ma non è detto che le dure lezioni di questa tragedia vengano apprese. I fondamentalismi religiosi sono aggrappati ai propri dogmi e l’impatto con la realtà raramente scuote le loro certezze."

No. Neppure oggi ci stiamo auto-citando. E neppure citiamo un articolaccio tratto da un volgare giornale delle "Destre sovraniste", che - chissà perchè - ultimamente stanno spuntando come funghi, in parallelo alla perdita di lettori dei giornaloni mainstream. L'autore è al di sopra di ogni sospetto: Federico Rampini, da sempre coerente con le posizioni della Sinistra, fin da quando, da studente della Bocconi, teneva in tasca la tessera del PCI. A proposito di coerenza, ci sarebbe piuttosto da chiedersi che cosa c'entra la Sinistra di oggi con la politica del PCI e che cosa c'entra il Corriere della Sera di oggi (diventato l'organo del Partito Democratico) con quello che storicamente fu il giornale della borghesia "illuminata" italiana.

A parte le fin troppo facili ironie, Rampini brilla come una supernova nella mediocrità dei suoi colleghi del Corrierone. Si ha la netta sensazione che l'editore l'abbia voluto assumere al giornale proprio per provare a fare da controcanto a tutti i luoghi comuni dell'ormai insopportabile pensiero unico globalista ed a bilanciare un po' il conformismo esasperante (e imbarazzante) degli scrupolosi (e insinceri) giornalisti politicamente correttissimi.

Questo articolo di Federico Rampini, che abbiamo scelto per la nostra edicola di oggi, è stato pubblicato sul mensile Pianeta 2030, oggi allegato il Corriere della Sera. E' integralmente disponibile online sul sito del Corriere, ma consigliamo di acquistare il Corriere all'edicola, siccome nell'allegato Pianeta 2030 ci sono altri articoli che meritano la lettura, ed in particolare quello sulle blockchain e le criptovalute.

Per chi non avesse voglia di leggersi tutto l'articolo di Rampini (ma farebbe decisamente male perchè è un'analisi molto ben scritta e già sufficientemente sintetica in sè), ne proponiamo di seguito, senza commento alcuno, i passaggi più interessanti (i grassetti sono nostri), tutti perfettamente in linea con quanto sostenuto in questi anni dalla Rete della Resistenza sui Crinali:

 

"Le compagnie petrolifere e gasifere, reiette fino a ieri, vengono corteggiate. Sono state paragonate a un condannato a morte in attesa di esecuzione, che improvvisamente viene liberato dalla cella, ora il guardiano lo supplica in ginocchio chiedendogli aiuto. Per il movimento ambientalista, soprattutto per le sue frange più estreme, il colpo è duro e suscita reazioni esasperate: pochi sono disposti ad accettare la lezione del pragmatismo."

...

"Ciascuno è costretto a fare i conti con questa realtà: il solare e l’eolico, considerati come le fonti più pulite, non sono pronti né oggi né domani a sostituire in toto le energie fossili (Ripetiamo: né oggi né domani. NdR)... Pesano i costi di una radicale e accelerata riconversione alle rinnovabili... Un altro problema è perfino più grave e finora è stato sottovalutato negli scenari sulla transizione verso “zero emissioni”. Le rinnovabili sono molto meno “pulite” di quanto si crede, i loro effetti sull’ambiente vanno presi in considerazione. Inoltre con la transizione verso queste fonti si rischia di passare dalla dipendenza verso la Russia a quella verso la Cina. Da un disastro geopolitico a un altro."

...

"Non esiste al mondo un’energia “pulita” che non abbia bisogno di sfruttare risorse dal sottosuolo. Delegare questo compito ai cinesi non è una soluzione. Ma il deficit di realismo è un problema che affligge da anni le frange radicali del movimento ambientalista; insieme con l’intolleranza verso ogni forma di dissenso. Ne ha fatto le spese, negli Stati Uniti, un noto progressista come il regista Michael Moore. Quando in un documentario osò mettere in luce le ricadute inquinanti dell’auto elettrica, contro di lui partì un furibondo linciaggio mediatico.

La deriva fondamentalista di alcuni settori dell’ambientalismo ha i suoi riti e il suo clero. È una religione neopagana ma è pronta a scomunicare come “anti-scientifico” chiunque osi dissociarsi dai dogmi della fede. Una parte dei sacerdoti sono figure adolescenziali come Greta Thunberg; altri sono scienziati innamorati del ruolo di guru, della nuova autorevolezza così acquisita, pronti a manipolare la scienza attribuendole profezie di Apocalisse. Questa religione neopagana è anche squisitamente élitaria: può permettersi di immaginare un mondo dove tutti dovrebbero guidare la Tesla (costo dai 50.000 euro in su); dove le traversate dell’Atlantico si fanno su barche a vela da milionari; dove lo sviluppo economico è considerato una sciagura. Disprezzare la crescita economica è un atteggiamento snobistico, è un lusso che si può permettere solo chi di crescita ne ha già avuta a sufficienza."

 

Amen.

 

 

 

 

"A fronte di benefici ambientali tutti da dimostrare l’energia costa molto di più e si arriva all’estremo di riportare indietro le lancette di qualche decennio a quando condizionatori e auto erano un lusso."

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

"La transizione energetica non è a costo zero per le tasche degli stati e dei cittadini. Se fosse conveniente non ci sarebbe bisogno né di incentivi, né di interventi statali perché le imprese si attiverebbero autonomamente. L’evidenza suggerisce che a fronte di centinaia di miliardi spesi nelle maggiori economie europee l’impatto finora è stato trascurabile. Infatti, nessuno ha ancora risolto il problema della volatilità della produzione elettrica rinnovabile."

No. Non state leggendo un vecchio post della Rete della Resistenza sui Crinali ma un articolo di Paolo Annoni su Il Sussidiario del 21 aprile: "Il doppio inganno di una tassa a scopo green".

Consigliamo un clic del mouse e la lettura di tutto l'articolo sul sito web del Sussidiario. Per chi non avesse voglia di leggersi l'articolo dall'inizio alla fine, che come un clic del mouse potrebbe comportare uno sforzo intollerabile, ne riproponiamo di seguito i due passaggi più interessanti. Il primo ripropone un vecchio cavallo di battaglia della RRC:

"La volatilità e non programmabilità dell’energia rinnovabile costringe a duplicare i costi perché bisogna mantenere operativa anche tutta l’infrastruttura tradizionale se non si vuole distruggere l’industria. La transizione energetica ha raccolto ampi consensi tra gli elettori perché presentata in modo fuorviante come senza costi. I quali sono stati nascosti nella fiscalità generale o nelle bollette mentre l’economia cresceva e si beneficiava di un decennio di prezzi ultra compressi di gas e petrolio."

 

Non mi si venga a dire che questi sono argomenti elaborati dalla parte più retriva del clericalismo italiano. Ad analoghe conclusioni giunge anche un giornale (sedicente) di Sinistra come Il Domani dell'Ingegner Carlo De Benedetti, sul quale l'economista Alessandro Penati, nell'articolo del primo aprile "Ricatti sul gas e transizione ecologica", riconosce che

"l’impennata dei prezzi dell’energia precede la guerra in Ucraina e ha due cause: la forte ripresa delle economie dopo il Covid; e la transizione ambientale."

e che

"l’impatto della transizione ambientale sarà invece duraturo".

A Penati si accoda il direttore Stefano Feltri, che nell'articolo del 20 aprile "Che fine ha fatto l'embargo Ue al petrolio russo" ammette che 

"il prezzo del gas europeo continua a essere sopra i 95 euro per megawatt-ora, prima della guerra era sotto gli 80, ma la tendenza al rialzo è cominciata da molto tempo e per ragioni non direttamente connesse a Putin (a fine 2020 era 14 euro), bensì a transizione ecologica e altre scelte di politica energetica." 

 

Il secondo passaggio dell'articolo di Annoni propone alcune originali riflessioni (il grassetto è nostro) di natura socio-economica.

"A fronte di benefici ambientali tutti da dimostrare l’energia costa molto di più e si arriva all’estremo di riportare indietro le lancette di qualche decennio a quando condizionatori e auto erano un lusso. Anche in questo caso si presenta il dilemma in modo fuorviante perché è tutto il nostro sistema industriale, che ha garantito sanità diffusa e un’aspettativa di vita molto più lunga, a essere basato su energia economica e sulla chimica degli idrocarburi. Nei fatti si chiede alle famiglie di pagare di più per avere molto di meno; la richiesta arriva spesso da ambiti che subiscono conseguenze molto inferiori alla media. La mistificazione sui termini dell’equazione può certamente diluire o allontanare l’impatto politico e sociale su una popolazione che molto probabilmente non è a favore della transizione a ogni costo. Alla fine si introducono nuovi elementi di tensione sociale in una situazione che è già sufficientemente esplosiva."

Tra gli "ambiti che subiscono conseguenze molto inferiori alla media" vanno inseriti a pieno titolo i vertici della direzione nazionale di Legambiente, che agisce a danno dei suoi stessi iscritti, i quali presto si troveranno di fronte al problema di comperare, ammesso che riescano a conservare il proprio lavoro o la propria pensione, un generatore elettrico per stare al caldo d'inverno e al fresco d'estate. Dubitiamo che Legambiente (e in genere tutto l'ambientalismo italiano che, in materia di "rinnovabili salvifiche a tutti i costi", non ha saputo o voluto prendere le distanze dagli "ecologisti del fare") supererà indenne, nel numero di iscritti, lo "scoppio", evocato da Annoni, conseguente al superamento del "punto di rottura sociale".

 

 

 

Il ministro dello Sviluppo Giorgetti si scaglia contro l'Unione Europea su energia e clima. Sono le scelte di politica ambientale il suo principale bersaglio che, a cascata, rischiano di travolgere interi settori produttivi.

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 

Sul nuovo quotidiano economico Verità e Affari, da appena poche settimane in edicola, ieri è comparso questo articolo di Giuliano Longo che abbiamo scelto per la nostra edicola. Vi è riportato l'intervento del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti in occasione del congresso nazionale Fim Cisl a Torino. Ne proponiamo senza commenti alcuni passaggi, brevi eppure gravidi di profondi mutamenti di indirizzo politico in materia di energia e clima: 

 

"Giancarlo Giorgetti si scaglia contro l'Unione Europea su energia e clima... Sono le scelte di politica ambientale il suo principale bersaglio che, a cascata, rischiano di travolgere interi settori produttivi, a partire da automotive e siderurgia "a rischio estinzione" col FitFor55."

"Correttissimo porsi degli ambiziosi target ambientali", spiega Giorgetti, "però dobbiamo pretendere da tutti coloro che nel mondo competono sugli stessi mercati un analogo sforzo per arrivare a quegli obiettivi , altrimenti ci condanniamo a essere fuori dal mercato, a essere non competitivi perché l'effetto serra non dipende solo dall'Europa".

"Non possiamo fingere di non sapere che se i costi dell'energia raddoppiano o triplicano e imponiamo un nuovo sistema di emissioni di carbonio condanniamo queste realtà produttive all'estinzione". In particolare, sull'automotive "la preoccupazione è elevatissima", ha sottolineato Giorgetti, ribadendo le sue "perplessità rispetto all'ineluttabilità del destino elettrico".

"Giorgetti non ha avuto alcuna remora a definire "eutanasia legale" per le fabbriche che producono componenti per i motori diesel lo stop ai veicoli a sola combustione dal 2035."

"Vanno tutelati i poteri di acquisto di pensionati e lavoratori, non si può far saltare gli equilibri economici delle aziende... siamo in tempi di guerra e credo che il Governo debba avere il coraggio di prendere decisioni di tipo eccezionale, soluzioni nuove e fino a questo momento sconosciute: i tempi sono quelli storici di una grande discontinuità e come sistema Paese non possiamo permetterci semplicemente di subire".

 

In attesa di conoscere quali sono queste "soluzioni nuove e fino a questo momento sconosciute", in linea generale non possiamo non dirci d'accordo con tutte queste (gravissime) affermazioni del ministro. Non stupisce che nessun giornalone le abbia riportate. Non stupisce neppure che l'editore abbia iniziato la pubblicazione di questo nuovo quotidiano economico. Lo stile aggressivo e politicamente scorrettissimo è lo stesso de La Verità, che, sbeffeggiando tutti i tic dell'ormai insopportabile conformismo progressista globalizzante, lo scorso anno ha aumentato il numero delle copie vendute in edicola del 16%. Non stupisce neppure che, per il motivo opposto, le vendite in edicola del Sole 24 Ore nel 2021 siano, al contrario, diminuite del 25%. Soprattutto non stupisce noi, che in un anno ci siamo dovuti sorbire - come se in Italia non ci fossero problemi più seri - decine di articoli in prima pagina di Jacopo Giliberto e compagnia contro i comitati e le sovrintendenze e per "semplificare" sempre di più l'installazione di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Ossia per favorire quelle stesse politiche ambientali pretese dalla Commissione UE, culminate con l'apparizione della "Piccola Greta" e il conseguente "Fit for 55", che stanno mandando in malora l'economia italiana. A maggior ragione, questo utilizzo improprio di quello che una volta era considerato il più autorevole quotidiano italiano ha stancato gli operatori economici oggi "a rischio estinzione", che vengono mortalmente danneggiati dall'azione della lobby delle rinnovabili elettriche.

 

 

Per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, la Commissione Ue rende derogabili i limiti sulle emissioni inquinanti in atmosfera.

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 

L'articolo di Giorgio Ambrosoli e Luigi Chiarello che proponiamo per l'edicola odierna viene annunciato con un titolone sulla prima pagina di Italia Oggi: "Sospesi i vincoli ambientali":

"Gli stati dell'Unione europea potranno derogare ai limiti sulle emissioni inquinanti in atmosfera dell'industria per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e dall'estero. Bruxelles consentirà il superamento dei limiti fissati dalle leggi europee su biossido di zolfo, polveri e ossidi di azoto per supplire alla mancanza di gas, così da rendere più semplice il ricorso ad altri combustibili, sia nella produzione di energia, sia nei processi di lavorazione industriale. Questa deroga, oggi possibile a livello normativo per appena 10 giorni, secondo la Commissione europea sarà praticabile fino a quando persisterà la necessità per gli stati membri di usare altri combustibili rispetto al gas.

E' questo solo uno dei contenuti di un Summary Responses contenuto in una lettera firmata dal direttore generale della dg ambiente della Commissione europea... La Commissione ricorda la Comunicazione RePower EU che ha l'obiettivo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili d'importazione, ma anche quella di proteggere dagli aumenti dei prezzi."

 

La notizia non è stata ripresa (ma ci vorremmo sbagliare) da nessun giornalone. E' quindi nostro compito da contro-informatori riepilogare tutti i passaggi:

- L'Unione europea si è dotata, con un'attività legislativa lunga decenni, di una minuziosa normativa ambientale, fissando limiti severissimi sulle emissioni inquinanti in atmosfera dell'industria su biossido di zolfo, polveri e ossidi di azoto.

- L'Unione europea decide di contrastare i cambiamenti climatici attraverso la "decarbonizzazione".

- L'Unione europea decide di attuare la decarbonizzazione penalizzando le emissioni carboniche con il sistema Ets ed ostacolando gli investimenti in combustibili fossili.

- L'Unione europea, seguendo le indicazioni delle COP dell'ONU, decide di installare quantità stragrandi di impianti eolici e fotovoltaici, che l'aumento indotto dei prezzi dell'energia prodotta dagli impianti tradizionali dovrebbero rendere, in senso relativo, competitivi.

- L'Italia impegna 230 miliardi di euro (duecentotrenta miliardi, più del Recovery Fund) per "incentivare" l'energia da rinnovabili prodotta dai nuovi impianti.

- I prezzi dell'energia europea decollano, ma non si ottengono gli sperati risultati sulle emissioni clima-alteranti globali, che anzi continuano ad aumentare per il prevedibile fenomeno del carbon leakage, che provoca il trasferimento delle attività produttive e l'impoverimento dell'Europa e l'arricchimento dei Paesi con le legislazioni ambientali più trascurate.

- Ci si rende conto che l'energia eolica e fotovoltaica è intermittente e che l'elettricità prodotta da pale e pannelli non è cumulabile. Gli impianti a gas diventano sempre più necessari in funzione di tampone quanto maggiore è il potenziale eolico e fotovoltaico installato.

- La Russia, che è il principale fornitore mondiale di gas all'Europa, si arricchisce quanto più "si alza l'asticella" degli obiettivi europei di decarbonizzazione.

- La Russia dispone improvvisamente di colossali flussi di cassa in valuta pregiata.

- La Russia, con questi flussi di cassa, decide di riarmarsi e di riprendere l'aggressiva politica imperialista di potenza che era propria sia della Russia zarista che della Russia sovietica.

- La Russia invade l'Ucraina.

- L'Unione europea decide di appoggiare l'Ucraina attraverso il boicottaggio dell'economia russa.

- L'Unione europea decide perciò di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, tagliando i flussi di cassa che garantiscono all'invasore i mezzi finanziari per proseguire l'aggressione.

- L'Unione europea si rende conto che non può sostituire, se non in minima parte, il gas russo col gas proveniente da altri Pasi produttori.

- L'Unione europea si rende conto che i processi di produzione di energia e di lavorazione industriale non possono procedere senza combustibili fossili e che pale e pannelli senza impianti tampone non servono a niente.

- L'Unione europea decide perciò di sostituire il gas con altri combustibili fossili più inquinanti per salvare la propria industria.

- L'Unione europea (e qui arriviamo alla notizia di oggi, che chiude il cerchio) decide a tal fine di permettere di superare i limiti fissati dalle leggi europee su biossido di zolfo, polveri e ossidi di azoto.

 

Siamo quindi riusciti a spendere un sacco di soldi a favore degli speculatori dell'eolico e del fotovoltaico rendendoli onnipotenti, abbiamo contribuito a far aumentare le emissioni globali clima-alteranti, abbiamo impoverito le popolazioni europee ed arricchito alcuni tra i peggiori autocrati esistenti al mondo, abbiamo garantito le condizioni per far scoppiare una guerra spaventosa e adesso, per rimediare alla guerra, cancelliamo i nostri vincoli ambientali.

Brava Unione europea e bravi ambientalisti-climatisti, da cui l'Unione europea (e la presidente della Commissione Von der Leyen in particolare) si è lasciata irretire. Viva la Piccola Greta! Viva l'European Green Deal!

 

 

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti